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Test – Canon PowerShot SX200 IS

Pur conservando la classica linea di una compatta, la PowerShot SX200 IS è
equipaggiata di un obiettivo zoom con la ragguardevole estensione focale di
12x. In termini di lunghezze focali equivalenti agli obiettivi delle fotocamere
per pellicola 35 mm,
quella minima corrisponde a un grandangolare da 28 mm mentre quella massima arriva
a oltre 300 mm
(336 mm
per la precisione). L’utilizzo delle focali più lunghe è facilitato da una
parte dall’ottimo stabilizzatore ottico che, con un po’ di precauzioni,
permette di scattare a mano libera anche con tempi dell’ordine di 1/30 di secondo
e dall’altra dalla possibilità di impostare valori di sensibilità fi no a 1.600
ISO (o anche 3.200 ISO, limitando però la risoluzione delle fotografi e a soli
due Megapixel). Simili valori di sensibilità producono però immagini piuttosto sgranate
e, se si vuole conservare il più possibile la qualità, è opportuno non
spingersi oltre i 400 ISO. A rendere problematiche la ripresa in condizioni di
luce scarsa contribuisce anche la massima apertura dell’obiettivo, che va da
f/3,4 della minima lunghezza focale a f/5,3 di quella massima.

Come molte delle compatte più recenti, anche la PowerShot SX200 IS è
priva di un mirino ottico e l’inquadratura può quindi essere controllata solo
con il display, un LCD da 3
pollici di diagonale che si è dimostrato ben contrastato
anche in condizioni di elevata luminosità ambientale. Il flash è del tipo a scomparsa
e, quando la fotocamera è accesa, sporge sempre dal corpo dell’apparecchio: anche
disattivandolo resta in questa posizione. Inoltre, impugnando l’apparecchio con
due mani, le dita della mano sinistra finiscono con il trovarsi proprio nella
zona in cui sporge il flash. L’impugnatura con la sola mano destra è resa difficoltosa
dal fatto che la superficie liscia del frontale non garantisce una presa sicura
ed è comunque indispensabile usare due mani per poter agire sui comandi posti sul
retro della fotocamera.

I comandi seguono la classica impostazione delle
compatte Canon con una ghiera rotante che contorna il comando a doppio bilanciere
utilizzato per controllare il funzionamento del flash, l’autoscatto, la messa a
fuoco e la compensazione dell’esposizione. La ghiera rotante è utilizzata per
impostare il tempo di scatto o il diaframma nelle modalità di esposizione manuale
e con priorità di tempi o diaframmi, i cui valori sono riportati sul display. Selezionando
la messa a fuoco manuale, con la stessa ghiera è possibile regolare la distanza
di messa a fuoco e sul display viene visualizzata una scala con i valori in metri
o, se lo zoom è impostato in posizione grandangolare, anche in centimetri. La
minima distanza di messa a fuoco permette la ripresa di oggetti posti quasi a
contatto della lente fronta- le: per dare un’idea, una moneta da 5 cent riempie
praticamente l’intera fotografi a. Durante questa regolazione, la zona centrale
dell’immagine mostrata sul display viene automaticamente ingrandita di due
volte, agevolando così la verifi ca della nitidezza.

Tutte le funzioni d’uso più frequente, come la
regolazione del bilanciamento del bianco o della sensibilità, sono accessibili
premendo il pulsante posto al centro della ghiera, che in questo caso permette
di scegliere poi l’impostazione più appropriata. Per la sensibilità è prevista
anche la modalità di selezione automatica e in questo caso il valore massimo è
limitato a 400 ISO, scelta probabilmente dettata dal decadimento di qualità
delle immagini che si ha con i valori superiori. Tra le funzioni particolari è
presente anche quella denominata My Colors che permette di regolare i colori delle
immagini in base a esigenze specifiche, intervenendo anche sul contrasto e la
nitidezza.

Altre impostazioni di carattere più generale, come la
modalità di funzionamento dell’autofocus o la massima estensione dello zoom
digitale, sono accessibili premendo il pulsante Menu. Tra queste c’è anche la
possibilità di assegnare al pulsante di stampa una funzione più utile, ad
esempio la regolazione della sensibilità o del bilanciamento del bianco,
permettendo così un accesso più diretto.

La minuscola batteria, che trova posto nello stesso
vano che ospita le schede di memoria, ha una capacità di 1.120 mAh e garantisce
una discreta autonomia: 280 scatti secondo lo standard di misura della CIPA
(Camera & Imaging Products Association). La scarica è però piuttosto
repentina, per cui quando l’indicatore sul display comincia a segnalare il
parziale esaurimento è opportuno avere a portata di mano una batteria di
scorta.

La PowerShot SX200 IS può anche riprendere filmati in alta definizione
con immagini fi no a 1.280 x 720 pixel e 30 fps in modalità progressiva. Il
video è compresso in H.264 mentre l’audio monofonico catturato dal minuscolo microfono
integrato è campionato a 44 kHz; il tutto è registrato nel formato mov di
QuickTime, riproducibile quindi con un Mac senza dover ricorrere ad alcuna
laboriosa operazione di conversione dei filmati. La qualità delle riprese è
paragonabile a quella offerta da una videocamera di classe media e l’unico
limite, qualità dell’audio a parte, è costituto dall’impossibilità di regolare
lo zoom una volta iniziata la registrazione.

I filmati possono essere tagliati direttamente con le
funzioni previste dalla fotocamera e per il collegamento a un televisore è
possibile utilizzare il cavo, con uscita in video composito, fornito a corredo,
oppure un cavo HDMI da acquistare a parte, collegabile all’uscita mini HDMI.
Nel primo caso, i filmati in alta definizione possono essere riprodotti anche
con un normale televisore in definizione standard grazie alla presenza di un
convertitore interno.

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