I migliori puzzle game sono quelli che nelle prime fasi di gioco hanno una dinamica semplice e poi diventano man mano sempre più complicati. In questo modo la curva di apprendimento è morbida ma abbastanza impegnativa da mantenerci interessati al gioco. Gli sviluppatori di Blyss hanno seguito questa strada con buoni risultati.
In Blyss lo scopo di ogni livello è cancellare i puntini da uno schema che somiglia a tessere del domino affiancate in vario modo fra loro. Ogni volta che si fa scorre il dito su una sequenza di tessere queste perdono un puntino, l’unica difficoltà è che non possiamo saltare da una tessera all’altra (dobbiamo quindi unire tessere adiacenti) e nemmeno passare su tessere che non hanno più puntini.
Altra condizione del gioco: si possono “scorrere” con il dito le tessere solo in gruppi di tre o quattro. Bisogna quindi definire un minimo di strategia per evitare di trovarsi con tessere irraggiungibili o con gruppi di una o due tessere che non potremmo eliminare. Sembra poca cosa, ma quando gli schemi di gioco si complicano e le tessere hanno più di un puntino (e quindi vanno “passate” più di una volta) non è affatto semplice.
Per rendere il gioco più interessante siamo spinti a incrementare il punteggio liberando le tessere in maniere particolari, mettendo in sequenza “passaggi” del dito sullo schermo che tracciano particolari forme. Dato che il punteggio è l’unico parametro di valutazione della nostra abilità, più il superamento di obiettivi specifici giorno per giorno, alla fine comunque ci proveremo.
Il gioco ha una grafica e una parte di effetti sonori entrambe ben fatte, l’unico difetto è che la modalità di gioco iniziale Infinito resta l’unica per lungo tempo: prima di sbloccare le altre serve superare circa trecento puzzle. Un po’ troppi.
