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Test – Coolpix P510

Nella progettazione della Coolpix P510 Nikon ha seguito tutti i dettami della classica fotocamera “bridge” super-zoom,
una impostazione che risulta evidente a chiunque impugni la macchina fotografica e che, peraltro, caratterizzava già la precedente P500. Il corpo della fotocamera è quasi monopolizzato dal suo componente principale: un’ottica con escursione focale dichiarata di ben 42X, che va da 24 a 1.000mm equivalenti – quindi è un 41,7X, a essere pignoli – ed è dotata di un sistema di stabilizzazione ottica. L’ottica è l’elemento di spicco della P510 dal punto di vista sia costruttivo sia di proposizione al mercato: se avere a disposizione tutte le focali che vanno dal grandangolare al teleobiettivo è il motivo per cui si acquista una super-zoom, in questo caso Nikon può mettere sul piatto un’escursione focale maggiore della media, che arriva da un lato al grandangolare un po’ spinto e dall’altro a una lunghezza “tele” che ormai si fa fatica a trovare anche tra le ottiche professionali fisse.
Gli amanti delle fotocamere a grande escursione focale sanno che di solito questa versatilità impone di chiudere un occhio sulle altre caratteristiche tecniche, che restano in secondo piano, ma nel caso della Coolpix P510 Nikon è riuscita a evitare il rischio di trasformare la fotocamera in una semplice “appendice” indispensabile dell’obiettivo.

Il corpo macchina
Il corpo della P510 è realizzato in plastica ma la costruzione è di buon livello e non dà una sensazione di fragilità eccessiva. L’ergonomia è discreta e la macchina si impugna bene, grazie anche alla presenza di diversi inserti in gomma antiscivolo e a una impugnatura destra ben pronunciata. Chi ha le mani grandi può però avere qualche problema nel gestire la fotocamera, le cui dimensioni sono pur sempre inferiori a quelle di una qualsiasi reflex anche di fascia bassa. Spesso ad esempio ci si trova a premere involontariamente il pulsante di scatto, troppo sensibile nella prima parte della sua corsa, quando si appoggia l’indice sull’impugnatura. Non succede niente di grave – per lo scatto serve una pressione più forte – ma così facendo la P510 rimette a fuoco e ricalcola l’esposizione, mentre noi probabilmente stavamo facendo altro.

La presenza di un’ottica “importante” non sbilancia la P510 verso sinistra in maniera rilevante, tanto che la fotocamera si può anche impugnare con una mano sola. Resta comunque molto più indicato impugnarla con due mani come si farebbe con una reflex, operazione che diventa indispensabile non appena impostiamo lunghezze focali minimamente lunghe. Tra l’altro, impugnare la P510 con due mani permette di regolare la lunghezza focale con il bilanciere posizionato sul corpo dell’obiettivo, più efficace del solito controllo coassiale al pulsante di scatto.

Sulla parte superiore del corpo macchina si trovano il flash, a estrazione manuale, e il sensore GPS. Gli appassionati della geolocalizzazione possono impostare la P510 perché rilevi le coordinate geografiche del luogo di scatto e le inserisca nei dati EXIF delle fotografie, ma anche perché tenga traccia costantemente della posizione della fotocamera e registri un file di log con i nostri spostamenti. Il file di log può “durare” 6, 12 o 24 ore durante le quali la posizione della Coolpix sarà campionata a intervalli di 15, 30 o 60 secondi; il campionamento può comunque essere interrotto in ogni momento per non pesare troppo sulla batteria.

I controlli
La struttura dei comandi da usare durante la costruzione dello scatto è tradizionale e affidata a due ghiere di controllo. Una è tipicamente in stile Nikon e si trova nella parte posteriore dell’impugnatura, in posizione ideale per essere guidata dal pollice della mano destra: controlla la coppia tempo/diaframma nelle modalità Program o il tempo in quelle Manuale e a priorità di tempi. La seconda ghiera è sul dorso della P510 e svolge molte funzioni: nel caso dello scatto regola l’impostazione del diaframma in modalità Manuale e a priorità di diaframmi. Anch’essa si comanda con il pollice destro, ma bisogna acquisire un po’ di pratica per farlo mentre si sta guardando nel mirino.

Le impostazioni più importanti (funzionamento del flash, autoscatto, modalità macro, compensazione dell’esposizione) si raggiungono immediatamente da altrettanti pulsantini posti sotto la ghiera posteriore, in più un pulsante Fn vicino a quello di scatto può essere configurato per richiamare un quinto parametro a scelta fra alcune opzioni tra cui raffica, bilanciamento del bianco, valutazione AF o esposimetrica e sensibilità ISO. Tutto l’essenziale è, insomma, rapidamente a portata di mano. Per le impostazioni restanti c’è il menu di scatto, anch’esso tipicamente in stile Nikon, che si attiva a schermo con il normale pulsantino Menu: da qui è possibile impostare pressoché qualsiasi cosa sia legata al funzionamento della P510. Le varie voci e le relative opzioni sono quasi sempre chiare.

Sul campo
Durante l’uso la Nikon Coolpix P510 è una fotocamera che sa dare le sue soddisfazioni e che mostra un solo difetto, il quale risulta rilevante o meno a seconda di come siamo abituati a costruire le nostre inquadrature. Il difetto sta, infatti, nella qualità deludente del mirino elettronico: è piccolo e sembra di vederlo in fondo a un tunnel, inoltre l’oculare introduce una piccola ma fastidiosa distorsione ai suoi bordi se non manteniamo il mirino “centrato” rispetto all’oculare stesso. Manca poi un sensore di prossimità associato all’oculare, quindi per passare dal mirino elettronico al display posteriore e viceversa bisogna premere un pulsante dedicato. Peccato, perché per il resto il mirino ha il vantaggio di coprire tutta l’inquadratura ed è anche ben inciso.

Tutt’altro discorso vale per il generoso display posteriore da 3 pollici e 921 mila punti: qui la visualizzazione della scena inquadrata, sempre al 100 percento, è chiara e definita. In più il display è parzialmente orientabile ed è ben leggibile anche in condizioni di illuminazione diretta. Usando questo display per costruire i nostri scatti la P510 risulta quindi molto più efficace che guardando nel mirino elettronico: per chi viene da una compatta classica il problema probabilmente non sussiste, chi viene dal mondo reflex si aspetta invece qualcosa di più.
A consolare gli utenti evoluti ci pensa eventualmente il software di bordo. Come molte bridge di ultima generazione, infatti, la P510 può essere usata in modalità completamente automatica oppure andando a impostare con precisione certosina le sue varie possibili configurazioni: dai valori di nitidezza, contrasto e saturazione dei Picture Control alla compensazione flash, dal “peso” del filtro di riduzione del rumore alla possibilità di avere scatti temporizzati in sequenza a intervalli predefiniti, sino alla selezione manuale del singolo punto AF tra 99 possibili. Per i più creativi non mancano poi diversi filtri il cui effetto viene mostrato sul display in tempo reale mentre si inquadra, alcune funzioni di fotoritocco a bordo dopo lo scatto e anche, oltre alle solite modalità Scene, la possibilità di scattare in modo guidato delle foto panoramiche o tridimensionali stereoscopiche.
La Coolpix P510 ha ovviamente anche una sezione video adeguata alla media del suo segmento. Può riprendere filmati ad alta risoluzione 1080p a 30 fps con audio stereo, mentre chi cerca riprese con cadenze superiori può arrivare ai 60 fps in 720p o ai 120 fps in risoluzione VGA; esiste anche una modalità di ripresa 1080p a 15 fps.

La resa delle immagini
La qualità delle immagini scattate dalla Coolpix P510 è complessivamente buona. Il sensore utilizzato dalla fotocamera “impacchetta” 16 Megapixel effettivi nel formato 1/2,3”, quindi già i dati di targa lasciano presumere che la resa della Coolpix, come accade per molte fotocamere attuali con le stesse caratteristiche, sia buona sino ai 400 ISO equivalenti per poi decadere progressivamente. Le nostre prove sostanzialmente hanno confermato questa ipotesi iniziale: la P510 produce in generale immagini di buona qualità fintanto che non si supera il limite dei 400 ISO, immediatamente oltre la resa resta più che accettabile ma dipende molto dal soggetto inquadrato. Le scene ben illuminate e in cui i soggetti principali sono ben contrastati vengono riprodotte sufficientemente bene anche a 1.600 ISO, mentre le aree a basso contrasto cominciano a perdere dettaglio già a 800. A valori superiori di sensibilità (3.200 ISO o Hi1, ossia 6.400 ISO) il rumore si fa evidente. Purtroppo la Coolpix P510 non supporta il formato Raw e scatta solo in JPEG, quindi non c’è modo di controllare in maniera mirata, seppure parzialmente, il disturbo in post-produzione. Si può però cercare di migliorare la resa finale regolando l’intensità del filtro di de-noise a seconda delle situazioni, tenendo come al solito presente che un’applicazione aggressiva del filtro agli alti ISO porta a fotografie sin troppo “morbide”.

Il sistema di stabilizzazione ottica fa pienamente il suo dovere e ci ha permesso di “portare a casa” diversi scatti a mano libera a 1/125 o 1/250 di secondo pur avendo lo zoom verso il massimo della sua escursione focale (800-1.000mm). La Coolpix P510 comunque non vuole essere una fotocamera sportiva o da caccia fotografica, soprattutto perché la velocità del sistema autofocus alle focali lunghe sarebbe insufficiente per un uso del genere, mentre risulta più che buona se consideriamo la fotocamera per quello che ci è sembrato il suo ruolo migliore, ossia quello di “generalista” in grado di cavarsela degnamente in qualsiasi situazione di scatto.

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