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La musica nella nuvola

C’è voluto un po’ di tempo, ma alla fine anche gli utenti italiani dell’iTunes Store adesso possono sfruttare due funzioni che prima erano loro precluse: iTunes in the Cloud (preferiamo la denominazione anglosassone al generico “iTunes nella nuvola” usato nelle descrizioni italiane del servizio) e iTunes Match. Combinate, queste due funzioni permettono una sostanziale smaterializzazione della Libreria musicale conservata nel nostro (o nei nostri) Mac, trasferendola – in parte anche fisicamente, come vedremo – sui server di iCloud e rendendola da questi disponibile a qualsiasi dispositivo OS X o iOS decidiamo di coinvolgere.

Tra le due funzioni, è stata prevedibilmente iTunes Match a generare la maggiore attenzione perché iTunes in the Cloud è “solo” l’estensione agli acquisti di libri, brani musicali e video musicali di quanto era già disponibile per le App iOS o anche OS X (negli Stati Uniti la funzione comprende anche i film e gli episodi delle serie TV, in Italia questi elementi non sono nemmeno presenti su iTunes Store). Le due funzioni possono essere considerate come del tutto autonome, peraltro: è prevedibile che molti useranno iTunes in the Cloud, che è gratis, senza attivare iTunes Match, che è a pagamento (24,99 euro l’anno). In realtà è evidente che le funzioni sono nate per essere usate in modo sinergico, tanto che la descrizione più sintetica che Apple fa di iTunes Match la indica come “servizio in abbonamento che ti offre tutti i vantaggi di iTunes in the Cloud per la musica che non hai acquistato da iTunes”.
Proprio da iTunes in the Cloud, quindi, conviene partire.

Un download per tutti
Già da qualche tempo chi acquista un’App sull’App Store, usando il software iTunes o direttamente da un dispositivo iOS, si è abituato al fatto che l’App in questione si “propaghi” in automatico su tutti i dispositivi associati al suo ID Apple.
iTunes in the Cloud segue la stessa strada: ogni volta che acquistiamo un brano o un videoclip sull’iTunes Store, l’elemento in questione viene automaticamente distribuito a tutti i dispositivi associati al nostro account iCloud (resta il limite previsto dalle condizioni d’uso di iTunes Store: non più di 10 dispositivi associati, di cui al massimo 5 Mac autorizzati).

Anche in questo caso va attivata l’opzione relativa: la sezione Download automatici di Impostazioni > Store adesso presenta anche l’interruttore Musica, che va appunto attivato. È l’occasione buona per valutare se lasciare attiva l’opzione che si trova subito dopo (Utilizza dati cellulare): se siamo preda di shopping musicale compulsivo quando navighiamo sull’iTunes Store può non essere una buona idea far pesare il traffico relativo sulla rete mobile.

Come già per le applicazioni, ora anche per i brani musicali l’iTunes Store tiene traccia dei nostri acquisti e ci permette di scaricarli anche in un secondo momento, nel malaugurato caso in cui li dovessimo perdere per un guasto di un dispositivo o, più semplicemente, perché stiamo passando da uno vecchio a uno nuovo e non abbiamo manualmente trasferito tutti gli elementi acquistati (operazione che comunque “rischia” di diventare inutile e obsoleta, man mano che la virtualità della nuvola Apple prende sempre più piede). Questa disponibilità è indipendente dall’attivazione dei download automatici, quindi è possibile anche scaricare i brani acquistati in modo mirato.

Nella Libreria di iTunes, accanto ai brani che sono “coperti” da iTunes in the Cloud appare la solita icona di una piccola nuvola con all’interno una freccetta, segno che quel particolare brano può essere scaricato manualmente sul Mac o sul dispositivo iOS che stiamo usando in quel momento. Nel caso del Mac, se non vediamo questa icona è possibile che la sua visualizzazione sia stata inibita per errore: in iTunes diamo il comando Vista > Opzioni vista e se necessario diamo un segno di spunta all’opzione Download di iCloud.
Un modo per ottenere un risultato analogo, anche senza iCloud, è collegarsi all’iTunes Store, identificarsi con il proprio account e cliccare sul link Acquistati nella sezione Link veloci, sulla destra. Si passa così a una schermata che elenca tutti i nostri acquisti, suddividendoli anche per album o artisti, in modo da permetterci di scaricare i singoli brani o album in maniera mirata. Un clic su Scarica tutto, invece, riporterà sul Mac tutti i nostri acquisti.

Le regole del Match
iTunes in the Cloud è già di per sé una funzione utile ma, come abbiamo accennato in precedenza, diventa molto più convincente se viene affiancata da iTunes Match, che estende le sue funzioni a quella parte della nostra vita musicale che si è svolta – ed eventualmente si svolge ancora – al di fuori dell’iTunes Store. Più chiaramente, ai brani che non abbiamo acquistato attraverso Apple ma che abbiamo importato nella Libreria acquisendoli direttamente da CD audio o da altre fonti digitali.

iTunes Match, una volta attivato, esamina la nostra Libreria musicale e cerca di replicarla il più possibile nello spazio dedicato al nostro account iCloud. Ovviamente non si tratta di una replica fisica vera e propria: iTunes Match cerca il più possibile di limitarsi a memorizzare dei puntatori verso brani che sono presenti nell’offerta attuale di iTunes Store. In sintesi, la funzione valuta ogni singolo brano della nostra Libreria e per ciascuno effettua il “ragionamento” seguente: se è stato acquistato su iTunes Store, conserva un link verso il brano in vendita; se non è stato scaricato dallo Store ma vi è comunque presente, effettua la stessa operazione (in gergo, il brano viene “abbinato”); se non è in alcun modo raggiungibile nello Store, esegue il caricamento fisico del brano dal nostro Mac ai server di Apple (a meno che non si verifichino alcune condizioni che illustriamo più avanti).

Avere chiaro questo schema di funzionamento permette tra l’altro di valutare meglio l’affermazione di Apple secondo cui con iTunes Match “potrai ascoltare tutte le tue canzoni che erano già su iCloud nel formato AAC a 256 Kbps senza DRM, anche se la tua copia originale era di qualità inferiore”: non è che a Cupertino vogliano (solo) farci una cortesia, è che quello descritto è il formato dei brani di iTunes Store a cui puntano i link memorizzati in iCloud, e memorizzare un link richiede meno tempo e meno spazio che caricare il brano originale. L’affermazione non è poi del tutto vera. Lo è per i brani che sono stati trovati nell’iTunes Store e quando vengono scaricati (o ascoltati in streaming) su dispositivi diversi da quello che li ha già nella Libreria: questi si collegano allo Store e accedono ai brani in formato AAC a 256 Kbps. Ma i brani originali non vengono transcodificati da iTunes Match, quindi restano alla qualità inferiore a cui li avevamo acquisiti in passato; se vogliamo “promuoverli” al formato standard di iTunes dobbiamo semplicemente cancellarli dalla Libreria e poi scaricarli via iTunes Match.

Fuori dal circolo virtuoso di iTunes Match restano alcuni tipi specifici di brani musicali. In questo gruppo, potenzialmente ampio, rientrano in primo luogo i brani protetti da DRM che non siamo autorizzati a riprodurre (più precisamente non è autorizzato a farlo il nostro Mac), ossia i brani acquisiti illegalmente, comprati su iTunes Store diversi da quello associato al Mac o acquistati usando un account Apple/iTunes diverso dal nostro. Dato che in parole povere il nostro Mac non potrebbe gestirli, iTunes Match li ignora indipendentemente dal fatto che siano presenti o meno sullo Store.

Qualche problemino inatteso lo si ha anche per i brani codificati in formati particolari. Apple spiega che “la musica abbinata da iTunes Match o caricata su iCloud può essere in qualsiasi formato compatibile con iTunes: AAC, MP3, WAV, AIFF, Apple Lossless e altri”, ma dalle note tecniche si verifica come i brani in ALAC, WAV o AIFF vengano convertiti in AAC a 256 Kbps nel caricamento su iCloud – a maggior ragione nel caso dell’abbinamento dove, come si sarà ormai capito, questa stessa conversione è implicita – e ciò può comportare una perdita di qualità nell’ascolto su dispositivi diversi da quello che conserva i file originali. Indipendentemente dal formato, poi, i brani la cui dimensione supera i 200 MB non vengono caricati su iCloud, un limite che tocca più che altro i file codificati nei formati lossless ad alta qualità. Inoltre, l’analisi di iTunes Match scarta (per l’abbinamento e per l’upload) tutti i brani AAC o MP3 che non soddisfano determinati requisiti di qualità, per la precisione tutti quelli che sono stati codificati con bitrate inferiori a 96 Kbps.

L’ultimo limite di iTunes Match sta nel numero di brani musicali che può contenere, ma si tratta di un limite che non preoccupa la maggioranza degli utenti: sui server remoti di Apple possiamo immagazzinare al massimo 25mila brani, esclusi quelli acquistati dall’iTunes Store.


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