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La catena del suono

Il software ha un’unica finestra che assume di volta in volta, nella sua parte centrale, l’interfaccia del modulo attivato. Il primo modulo, Tuner, è un semplice ma essenziale accordatore, indispensabile per ogni chitarrista. Se acceso, rimane attivo anche un indicatore d’accordatura, sempre visibile (anche quando ci troviamo negli altri moduli) nella parte bassa della finestra: molto comodo. Il segnale, come per ogni catena che si rispetti, passa poi per gli stomp box, visualizzati nel modulo Stomp. Troviamo sei classici effetti Fender, selezionabili in altrettante posizioni della pedaliera virtuale. Qui andiamo dai toni “fuzz” del Blender o del Fuzz Wah agli affascinanti colori analogici del Phaser e delle simulazioni del riverbero a valvole e dell’echo a nastro. È forse il modulo meno ricco di opzioni e possibilità di personalizzazione, ma già da qui si percepisce la grande qualità della tecnologia di modellazione IK Multimedia. La grana sonora si propone in tutta la sua analogica verosimiglianza e ben presto veniamo trascinati in un universo di suoni che si fa fatica ad associare a un computer.



Tra l’altro nella versione 1.1, rilasciata proprio mentre ultimavamo questo test e disponibile come aggiornamento gratuito per tutti gli utenti registrati, IK Multimedia ha aggiunto altri tre effetti alla sezione Stomp, portando a nove il computo totale degli stomp box: si aggiungono infatti all’appello un compressore e il Wah basati sui relativi effetti del Cyber-Twin SE (di cui altri dettagli più avanti) e il Tremolo.

Il terzo modulo, Amp, è il cuore del soft­ware: quello deputato alla simulazione degli amplificatori. Qui troviamo ben 12 amplificatori, da classici vintage intramontabili ad alcuni modelli più recenti. Può sembrare incredibile poter cambiare al semplice clic del mouse alcuni dei suoni che hanno fatto la storia della chitarra elettrica, dal suono pulito e scintillante del ’65 Twin Reverb alla ricchezza armonica del ’57 Deluxe o del ’65 Deluxe Reverb; dal caldo e seducente ’64 Vibroverb al sanguigno ’59 Bassman, amplificatore originariamente progettato per il Fender Precision Bass che poi divenne molto popolare tra i chitarristi rock, country e blues. Anche i modelli vintage producono una “pasta sonora” dalle sonorità classiche e perfettamente attuali. E tuttavia non mancano dei progetti più moderni (o aggiornati) che offrono una grandissima versatilità, come il Champion 600 o il Super-Sonic. Anche i chitarristi di musica più estrema, in cerca della massima distorsione per la sei corde (o magari sette corde o dall’accordatura ribassata) troveranno pane per i loro denti, con l’MH-500 Metalhead. Sono disponibili anche due ampli per il basso: il Bassman 300 Pro e il pre TBP-1… Il menu di amplificatori è davvero ricco e per tutti i gusti.

Nel modulo Cab possiamo personalizzare non solo i cabinet, miscelando magari tra loro tipi diversi di casse e amplificatori, ma anche la scelta del microfono, tra nove modelli; le combinazioni per trovare il proprio sound diventano così numerosissime: l’abbinamento di diversi speaker e la scelta di un diverso microfono può infatti influire molto sul sound finale. Senza contare, poi, che per ogni amplificatore abbiamo a disposizione i controlli previsti per quel modello, come gain, equalizzazione, eventuali effetti e così via.
A proposito di effetti, a valle della catena abbiamo un mini-armadio con quattro posizioni da assegnare scegliendo tra un elenco di sei effetti rack ricostruiti dal Cyber-Twin SE: Pitch Shift, Sine Flange, Tape Echo, Triangle Chorus, Wah e Compressor, più uno aggiunto nel’update 1.1, un ottimo riverbero valvolare Fender ’63 Reverb. Che sia il calore delle valvole o il range dinamico dei transistor, la simulazione di un echo a nastro o di un moderno circuito, l’emulazione è sempre coinvolgente.

Per quanto riguarda la somiglianza del suono rispetto ai “veri” originali, ci sono due considerazioni da fare. La prima, spesso sottolineata dal personale di IK Multimedia alle dimostrazioni, è che è fuorviante paragonare il suono simulato a una cassa con quattro coni da 12” posizionata a pochi metri dall’ascoltatore; l’emulazione riproduce piuttosto il suono microfonato e ascoltato tramite un mixer. La seconda considerazione è più a monte; a nostro parere l’utilizzo di un software del genere non ha necessariamente lo scopo di ritrovare la copia perfetta di un determinato amplificatore. Certo, sostituire voluminose e pesanti attrezzature hardware con un MacBook Pro e una scheda audio è allettante, ancor più se in quel MacBook Pro abbiamo non uno, ma dodici amplificatori con tantissime combinazioni e possibilità di personalizzazione. In più, la modellazione di IK Multimedia è di eccellente qualità. Ci sembra però più sensato considerare il software AmpliTube Fender come una base di partenza per il proprio sound, indipendentemente da quanto sia identico all’originale il modello utilizzato. Una base che offre suoni di pregiata fattura, grande versatilità e miriadi di opzioni di personalizzazione per ottenere un sound originale e in linea con il proprio gusto e le proprie necessità.

In ogni caso, sul sito di IK Multimedia ci sono molti sample audio, oltra alla versione trial del software (che potete trovare anche nel CD allegato alla rivista). È così possibile farsi di persona un’idea precisa del suono generato da AmpliTube Fender, magari confrontandolo con gli ampli originali prima dell’acquisto.

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