Home Apple iMac 21,5” Core i7 3,1 GHz

iMac 21,5” Core i7 3,1 GHz

Nello scorso numero di Applicando abbiamo dedicato ampio spazio all’iMac 27” di ultima generazione, esaminando tra l’altro il modello top con alcune opzioni aggiuntive che lo rendono, di fatto, un iMac molto prestante nell’offerta Apple.
Non è da tutti, però, portarsi in ufficio e soprattutto in casa un computer così grande e soprattutto con un cartellino del prezzo che sfiora i tremila euro. C’è un’alternativa valida per chi cerca una potenza operativa paragonabile ma in un fattore di forma più compatto? Fortunatamente sì, se si è disposti a usare un display più piccolo: l’iMac 21,5” può essere dotato delle stesse opzioni del fratello maggiore, con qualche differenza, e offrire quindi una bella dose di muscoli digitali a un prezzo che resta significativo ma un po’ più abbordabile. Noi abbiamo voluto testare proprio questo piccolo/grande iMac, cercando poi di capire come estendere le conclusioni della nostra prova anche agli altri modelli da 21,5 pollici.

Quello che si vede
Esteticamente l’iMac 21,5” segue la stessa linea innovativa di quello da 27 pollici, ma il complesso appare più gradevole ed equilibrato perché le dimensioni del tutto sono più contenute, un’impressione che peraltro ha sempre contraddistinto le recenti generazioni di iMac. Il nuovo design “ultrasottile” della linea iMac rende meglio che nel modello più grande anche perché la bombatura della parte posteriore è meno marcata rispetto al resto del corpo del Mac e resta inavvertita sino a quando non arriviamo quasi perfettamente di fianco al computer.

La tecnica costruttiva seguita da Apple è la medesima del fratello maggiore anche per il display, quindi troviamo anche in questo caso che il pannello LED, in tecnologia IPS, è stato incollato al cristallo anteriore per dare immagini molto incise e che al cristallo stesso è stato applicato un nuovo rivestimento anti-glare che riduce molto i riflessi, uno dei principali punti di critica degli all-in-one Apple. Non siamo ai livelli di qualità dei veri schermi opachi, ma i passi avanti rispetto alla generazione precedente sono davvero evidenti.
Nella dotazione dell’iMac 21,5” rivediamo le stesse peculiarità segnalate nel numero scorso. Le porte di connessione sono tutte sul lato posteriore destro – per chi guarda il display – e comprendono una porta di rete, due Thunderbolt, quattro USB 3.0, uno slot per le schede di memoria SD e una uscita mini-jack per cuffie. Rispetto al modello precedente mancano la porta FireWire e l’unità ottica, due assenze eventualmente colmabili acquistando un adattatore e un SuperDrive esterno.
La differenza di rilievo rispetto a quanto abbiamo indicato per l’iMac 27” è che sul dorso dell’iMac 21,5” non c’è lo sportellino per accedere agli slot dei moduli di memoria RAM. Come conseguenza, chi acquista questo iMac non può espandere la RAM di sistema in un secondo momento ma deve decidere subito che “taglia” sia più adatta alle sue esigenze e restare con quella. A meno di non disassemblare tutto l’iMac autonomamente per raggiungere gli slot della memoria, operazione complessa e che comunque Apple non supporta, indicando esplicitamente che la RAM di base è espandibile “solo sull’Apple Online Store”. Il problema tocca una fetta limitata di persone: per l’utente medio dell’iMac 21,5” gli 8 GB di RAM base sono sufficienti, chi ha esigenze superiori ha anche la previdenza di pensarci al momento dell’acquisto e di scegliere l’opzione BTO con la RAM a 16 GB, che ha il solo difetto di essere più costosa rispetto alla media del mercato.
Nella parte superiore del display è integrata la videocamera FaceTime HD, che riprende video 720p ed è accoppiata a due piccoli microfoni: uno sul bordo superiore del computer e uno sul dorso, un paio di centimetri più in basso. Questa configurazione permette di catturare quello che diciamo e contemporaneamente i rumori ambientali, in modo da eliminarli dal parlato e arrivare a una comunicazione molto più precisa. Bastano pochi test per dimostrare che l’obiettivo è sostanzialmente raggiunto.

Sotto il cofano
La linea da “iMac Air” dei nuovi desktop è l’argomento che fa più discutere chi li vede per la prima volta, ma quello che si nota e che si apprezza dopo è come Apple abbia lavorato al loro interno, per arrivare a computer che vanno più veloce dei precedenti e lo fanno generando meno calore e meno rumore. Buona parte di questo deriva dall’adozione delle nuove CPU Intel Core i5/i7 della generazione Ivy Bridge, che riescono a dare una notevole potenza operativa senza dissipare troppo calore. Ciò ha permesso ad Apple di ridurre il numero di ventole integrate negli iMac già in fase di progettazione: ora ce n’è solo una, ma soprattutto il buon comportamento dei processori rende davvero rare le situazioni in cui l’iMac 21,5” deve metterla in moto. Nell’uso “normale” il nuovo piccolo iMac non fa mai sentire la sua presenza e non si riscalda in maniera rilevante.
Passando a valutare le prestazioni dell’iMac testato dobbiamo sottolineare nuovamente l’obiettivo che ci eravamo posti: giudicare un iMac che unisse potenza, ingombro ridotto e costo accettabile. Non si tratta quindi di un iMac in configurazione standard e alcune delle conclusioni a cui siamo giunti non sono automaticamente estendibili ai fratelli meno performanti.
La potenza pura del computer è legata ovviamente al processore, che nel nostro caso è un Core i7 quad-core a 3,1 GHz supportato da 16 GB di RAM, il massimo previsto per questa generazione di iMac 21,5”. Non ci ha quindi stupito vedere che il piccolo iMac 21,5” abbia fatto segnare un indice Geekbench molto vicino a quello dell’iMac 27” testato il mese scorso: lo scarto è minimo (il 2,1 percento) e anche inferiore a quello tra le frequenze operative delle CPU, grazie alla dotazione di memoria. Conclusioni simili, un po’ più conservative, si traggono esaminando l’indice Cinebench CPU. La buona dose di memoria ha aiutato anche le prestazioni grafiche, che sono risultate in linea con quelle del fratello maggiore (lo scarto è sempre vicino al 2 percento) anche se la sezione grafica dei due computer è piuttosto diversa: l’iMac 21,5” conta su una Nvidia GeForce GT 650M con 512 MB di memoria dedicata, il massimo possibile per questa linea, mentre il mese scorso avevamo di fronte una GTX 680MX con 2 GB di memoria.
Infine, l’iMac testato era dotato di Fusion Drive, quindi di un SSD da 128 GB unito a un disco fisso tradizionale da 1 TB. Il contributo che questa soluzione ibrida dà alle prestazioni dell’iMac andrebbe valutato su un periodo di tempo molto più lungo di quello che abbiamo avuto a disposizione, ma come abbiamo già sottolineato i dati dei test numerici (nel nostro caso un transfer rate medio di circa 301 MB/sec in scrittura e 404 in lettura) indicano che i vantaggi certamente ci sono e sono marcati.

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